CELI5 (Livello C2) - Sessione Estiva 2006 + chiave, 2006
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1°
Fascicolo
U
NIVERSITÀ ER TRANIERI I ERUGIA
P S
D P
C
ENTRO PER LA ALUTAZIONE E LA ERTIFICAZIONE INGUISTICA
V
C
L
Livello C2
CELI5
CERTIFICATO DI CONOSCENZA DELLA
LINGUA ITALIANA
Sessione Estiva 2006
PARTE A
Prova di Comprensione della Lettura
PARTE B
Prova di Produzione di Testi Scritti
TEMPO: 2 ORE E 45 MINUTI
ATTENZIONE: MOLTO IMPORTANTE
Seguire esattamente le istruzioni.
Scrivere in modo chiaro e leggibile con la matita
nel Foglio delle Risposte.
Prova di Comprensione della Lettura CELI 5 – giugno 2006
PARTE A
PROVA DI COMPRENSIONE DELLA LETTURA
A.1
Leggere i due testi. Indicare nel
Foglio delle Risposte
vicino ad ogni numero da 1 a 10 la
lettera A, B, C o D corrispondente alla risposta scelta.
A.1
1° Testo
Esempio di risposta
:
0
A
B
C
D
1° testo
Quel potere del silenzio
Con alcuni libri già alle spalle godevo di qualche credito nel mondo cattolico, ma, per garanzia, allegai
la raccomandazione di un prelato importante. La mia richiesta, poi, era a nome di un giornale “sicuro”
sul piano dottrinale. Feci recapitare e cominciò l’attesa. Dopo mesi mi giunse un biglietto firmato,
semplicemente, «Un Certosino». Sapevo che a nessuno di loro era permesso pubblicare alcunché col
proprio nome e che questo non compariva neppure sulle tombe, ma ignoravo che si giungesse ad
evitare la firma sulle lettere. Il mio monaco, comunque, mi ricordava che alla
Grande Chartreuse
–
come del resto in ogni casa dell’Ordine – potevano essere ammessi solo postulanti che chiedessero
una prova per il noviziato. Spiacenti, dunque: non poteva essere accettata la domanda di me,
giornalista, per un soggiorno nel «deserto» alpino per dar conto in diretta, ai miei lettori, di quella vita
reclusa.
Lo stemma sulla carta della lettera confermava le parole inappellabili del Certosino. Un globo
sormontato da una croce e la scritta, umile e al contempo orgogliosa:
Stat crux dum volvitur orbis
(la
croce sta salda mentre il mondo gira). È così da 922 anni, dal 1084, quando San Bruno da Colonia
iniziò l’avventura che ha uno dei segreti della sua longevità proprio nel totale isolamento dal fragore e
dall’affanno del mondo. Il sito Internet dell’Ordine, peraltro eccellente (www.chartreux.org), avverte
che «una corrispondenza continuata è incompatibile con la vita contemplativa» e invita a spedire
messaggi solo se indispensabili.
Stando così le cose, mi ha sorpreso il permesso accordato a Philip Groening, il regista tedesco che,
dopo il grande successo in patria e in altri Paesi, giunge ora anche nelle sale italiane con
Il grande
Silenzio.
Probabilmente, i Padri della
Grande Chartreuse
hanno voluto premiare una lunga pazienza.
Fu, in effetti, quattordici anni dopo la sua richiesta che a quell’uomo di cinema giunse una risposta:
«Se proprio vuole, venga, ma da solo, con i mezzi più semplici. Potrà lavorare, ma senza intralciare la
vita comunitaria, senza parlare con alcuno e restando qualche mese per capire qualcosa di noi». Dai
cinque mesi senza mai uscire da quella città monastica immensa, inaccessibile e gelida (1.200 metri
d’altezza), il regista ha salvato per lo schermo 162 minuti, durante i quali il «silenzio» è davvero
«grande», visto che a parte le voci della natura o il rumore di un utensile, il sonoro si riduce alle parole
finali di un monaco cieco.
Ho visto il film in anteprima, ma in una sala aperta a un pubblico indifferenziato: per due ore e tre
quarti il silenzio dello schermo si è accompagnato al silenzio della platea. Alla fine, nessun commento,
visi assorti ma non delusi, come se la folla fosse stata trascinata in una dimensione «altra» da cui
stentava a ritornare. Forse, ha avuto davvero ragione il regista: «Non ho voluto fare un film su un
monastero, ma trasformare un film in un monastero».
Il consiglio è di non perdere l’occasione: l’opera non ha precedenti ed è magistralmente realizzata, la
mancanza di ogni artificio ha giovato all’autenticità, già di per sé impressionante. Da sempre
vocazione rara ed elitaria, la vita certosina coinvolge oggi soltanto 370 uomini e 75 donne in 24 case (4
in Italia) in tre Continenti. Un piccolo pugno di «alieni», dunque: per giunta, molti di essi sono vecchi e
malati. Eppure, in una prospettiva di fede, poche persone sono così preziose non solo per la Chiesa
ma per il mondo intero. E pochi impegni religiosi sono così radicalmente «sociali» quanto
Prova di Comprensione della Lettura CELI 5 – giugno 2006
quello cui sono stati chiamati questi uomini e donne fattisi «solitari perché solidali». È ciò che non
riesce a comprendere il «mondo» che giudica queste vite inutili e anacronistiche e che, appena può, se
ne libera. (In Italia, per tre volte: nei domini austriaci con gli Asburgo del Settecento, poi con
Napoleone, infine con il Risorgimento). Ma la Certosa è il luogo dove l’osservanza «senza se e senza
ma» di una regola sapiente, che unisce eremitismo e vita comunitaria, può condurre i pochi che vi
sono chiamati alla libertà, poi alla pace, infine alla gioia.
(da Vittorio Messori, “Corriere della Sera”, 4 aprile 2006)
1
Vittorio Messori, autore di questo testo, non poté entrare nella
Grande
Chartreuse
perché
A
i monaci non volevano palesare la loro vera identità
B
tale eventualità non era prevista dalla Regola dell’Ordine
C
le sue pur ottime credenziali non furono giudicate sufficienti
questa possibilità era riservata esclusivamente ai monaci
D
2
I Certosini
A
comunicano con l’esterno solo via Internet
seguono attentamente le vicende del mondo
B
hanno un fermo ed unico punto di riferimento
C
coltivano proficue relazioni con pochi eletti
D
3
Il regista Groening
A
ha insistito a lungo per far accettare la sua domanda
B
ha parzialmente condiviso l’esperienza monastica
C
è riuscito a farsi svelare aspetti reconditi della vita della Certosa
ha dettagliatamente documentato la sua permanenza nella comunità
D
4
Alla visione del film, il pubblico ha mostrato
A
coinvolgimento e immedesimazione
impassibilità e indifferenza
B
incredulità e distacco
C
interesse e stupore
D
5
Messori evidenzia
A
l’ indifferenza dei Certosini verso i problemi della società
lo sforzo dei monaci per rispettare regole alquanto severe
B
le ricadute positive, sulla collettività, dell’impegno dei monaci
C
la combattività dei Certosini nel fronteggiare cicliche vessazioni
D
Prova di Comprensione della Lettura CELI 5 – giugno 2006
2° testo
Una kermesse tutta al femminile darà il via nei prossimi giorni alla settimana del design. Con mostre e spettacoli che interpretano una
nuova idea di focolare domestico. Quell’idea che poi 2500 aziende metteranno in scena nei padiglioni della nuova Fiera di Rho-Pero.
CHE COSA C’ENTRA IRENE PAPAS CON IL SALONE DEL MOBILE?
A Milano 34 artiste internazionali hanno sottolineato, con le loro opere, che le ottocentesche
donnicciole accovacciate meste accanto al fuoco, schiave del maschio, sono sparite per sempre e si
sono trasformate in veri e propri demoni del focolare capaci di tutto. Con installazioni, fotografie, video
e vere stanze-palcoscenico, il tutto frutto della loro scintilla creativa, hanno ideato la struttura portante
della mostra-evento ospitata dal 5 al 30 aprile alla Triennale di Milano intitolata, guarda un po’, «Il
diavolo del focolare». Un evento che taglia il nastro della 45esima edizione del Salone del Mobile di
Milano, ospitato per la prima volta nella nuova sede di Rho-Pero. «Un titolo ironico e provocatorio»,
spiega Luigi Settembrini, ideatore del progetto. «Gli “angeli del focolare” non esistono più. Le donne
hanno creato un nuovo rapporto con la casa. Non è più una prigione, ma uno spazio dove i rapporti
con la famiglia sono cambiati».
Allora, chi meglio di Irene Papas, demoniaca signora di tanti focolari classici, da quello di Medea a
quello di Elettra, poteva diventare la portabandiera di questo agguerrito plotone di artiste? La Papas,
assieme ad altre 7 protagoniste della scena artistica internazionale, realizzerà una delle otto stanze a
tema libero che andranno ad arricchire l’enorme e metaforico focolare domestico ideato dalla designer
francese Matali Crasset. «Come ho sempre fatto nel corso della mia carriera artistica», spiega Irene
Papas, «porterò in scena la verità. Lo farò con una stanza-spazio scenico nella quale racconterò chi
era realmente Teodora. Una vera diavolessa del focolare domestico, secondo la tradizione.
L’imperatrice di Bisanzio moglie di Giustiniano è passata alla storia più per le sue prodezze sessuali
che per aver cambiato in meglio la condizione delle donne della sua epoca». E premendo l’acceleratore
sulla provocazione la grande attrice greca racconterà Teodora dalla sua alcova: userà un letto turco
d’epoca incastonato tra broccati e riproduzioni di Madonne bizantine. «Può sembrare una
contraddizione far rivivere la vera Teodora proprio dal suo letto di piacere, ma così non è. Sempre da
un focolare, quello attorno al quale si riunivano le donne del piccolo villaggio greco di Chilimodion
dove sono nata, ho imparato a esprimere le mie emozioni, a dire la verità. Il palcoscenico, così, per me
non è finzione, ma uno spazio franco. L’alcova di Teodora quindi è un luogo, sdoganato da riferimenti,
da cui raccontare la storia vera di una donna capace di cambiare persino il corso politico del suo
Paese».
Un’operazione all’insegna del femminismo? Anatema su chi lo pensa, precisa la curatrice della mostra
Claudia Gian Ferrari e concorda con la Papas sul concetto di «libertà espressiva». Per l’ artista greca,
come per le altre presenti, il focolare più che un luogo fisico è una palestra mentale, dove l’artista,
come donna, può mettere a fuoco la sua condizione umana, non quella domestica. Sarà una
coincidenza, ma la Papas considera le case dove vive «solo come tante scenografie da costruire pezzo
dopo pezzo. Una volta completate, me ne libero, le vendo. Mi piace cambiare. Come se attorno a me
ruotasse la scena su cui recito». Lo pensa. E lo ha anche realizzato dal vero, creando un palcoscenico
rotante, opera di Santiago Calatrava, sul quale le scorse stagioni ha diretto e interpretato trionfalmente
Euripide. È accaduto a Valencia, Roma, Atene e, forse, «la prossima tappa sarà Milano, l’anno
prossimo, se troviamo gli spazi giusti».
In attesa di vedere la Papas, in città approda, in occasione della serata inaugurale della settimana del
design, la compagnia spagnola
La Fura dels Baus
: realizzerà una performance ispirata alla mostra «Il
diavolo del focolare», con la quale la sera del 4 aprile si aprirà a Pero l’edizione 2006 del Salone. «Un
appuntamento atteso e significativo», sottolinea Rosario Messina, presidente dell’ente organizzatore
del Salone. «Saranno presenti 2500 espositori dei quali 400 provenienti dall’estero. C’è grande
ottimismo: nonostante l’enorme spazio a disposizione purtroppo non siamo riusciti a soddisfare tutte
le richieste, c’è una lista d’attesa di ben 300 aziende», evidenzia il presidente. E tiene a precisare che
«l’indotto complessivo portato dall’intera settimana del design di quest’anno si può stimare attorno a
circa 800 milioni di euro». Il nuovo polo fieristico, raggiungibile dal centro in soli 15 minuti di
metropolitana, vedrà la presenza di tutto il mondo del design, compresa quella del polo del lusso, con
Prova di Comprensione della Lettura CELI 5 – giugno 2006
le nuove proposte presentate in uno stand di 3mila metri quadrati, allestito in uno degli otto padiglioni
di Pero. «Più semplici e veloci da visitare rispetto ai 26 della vecchia sede», precisa Messina.
«Ospiteranno cinque differenti aree, ognuna dedicata a un settore specifico: cucina, elettrodomestici
da incasso, mobili per ufficio, bagno e il Salone Satellite, visitatissimo spazio dedicato ai giovani
designer di domani, selezionati in tutto il mondo».
(da Gianluca Balzano, “Corriere della Sera Magazine”, 30 marzo 2006)
6
Un gruppo di artiste
A
si è fatto interprete di vecchie rivendicazioni femministe
B
si è prestato per pubblicizzare un evento commerciale
C
ha voluto sfatare un abusato modo di dire
ha voluto rinnegare un ingombrante passato
D
7
Irene Papas
A
si deve occupare del coordinamento della mostra
B
si avvale della collaborazione di famose artiste
C
partecipa alla messa in scena di un dramma storico
attinge alla realtà per eseguire il compito assegnatole
D
8
L’espressione “premendo l’acceleratore sulla provocazione” sta a significare
A
affrontando a viso aperto la provocazione
cercando di aggirare la provocazione
B
raccogliendo la provocazione
C
esasperando la provocazione
D
9
La Papas
A
arreda le sue dimore grazie al sapiente riutilizzo di elementi scenici
considera “il focolare” come occasione di riflessioni esistenziali
B
interpreta il microcosmo femminile frequentato nell’infanzia
C
fa rivivere i suoi personaggi fra le mura domestiche
D
10
La dirigenza del Salone
A
si compiace per l’ingente volume di vendite
si rammarica per i numerosi espositori esclusi
B
esalta le proposte dei giovani partecipanti
C
approva la riduzione della superficie espositiva
D
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